Mercury Rev at Velvet
    AYerself is steam/Lego my ego" si capisce come sia senz'altro da annoverare quale pietra miliare per il rock alternativo americano.
Il gruppo originario di Buffalo è da considerarsi tra le bands statunitensi più autenticamente innovative degli anni '90, al pari di Pavement, Jane's Addiction, Yo la Tengo e poche altre. Lontano mille miglia dai fatui bagliori dei palcoscenici di massa, i Mercury Rev hann ocostruito la loro carriera definendo uno stile originale, autoreferenziale, perfetto anno dopo anno, album dopo album, per approdare, in ultima analisi, alla creazione ex novo di musiche inaudite fantastiche, vertiginosamente affascinanti. Suoni ancestrali provenienti da un universo parallelo: l'approcio, inizialmente psichedelico, rappresenta il sostrato su cui si stagliano, in impressionistica simbiosi, riuscitissime divagazioni noise, pop, free jazz, hard rock, ambient: l'effetto non può essere descritto a parole, ma la meta del viaggio sonoro porta l'ascoltatore su lidi già visitati anni or sono dai Velvet Underground di Lou Reed e John Cale.
I Mercury Rev hanno pubblicato sino ad oggi quattro dischi: oltre al debutto ci sono il bucolico "Boces", il programmatico "See you on the other side" e il recente "Deserter's Songs", vendendo pochissimo in patria e restando volutamente esclusi dagli assurdi meandri dello show-business, ma restando fedeli a una filosofia di vita che li vede lì, sempre dietro l'angolo di una scena alternativa di cui nemmeno si sentono parte.
Per concludere la presentazione di uno dei più grandi gruppi di tutti i tempi - è chiaro ormai a tutti che bisogna pure fare i conti con quella zona grigia della musica rock esclusa da televisioni e mass-media - lascio la parola a loro, che recentemente, per descrivere la loro musica, hanno dichiarato: "È come quando sei in viaggio e la logica ti dice di prendere l'autostrada, come fa la maggior parte della gente, ma tu preferisci provare delle strade secondarie per scoprire le bellezze inattese che ti offrono".
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