Da Goran Kuzminac al mondo...
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Kuzminac, il cantautore di "Stasera l'aria è fresca", "Ehi, ci stai!" e del recente album "Gli angoli del mondo", è di origine serba: ormai italiano, la sua infanzia è stata vissuta nel quartiere Zemun di Belgrado, e oggi vive la guerra come dentro "la centrifuga della lavatrice". Lì hai i suoi familiari: internet gli serve per comunicare con i suoi nipoti più grandi - che gli raccontano quello che succede - e il cuore gli serve per non razionalizzare troppo i suoi sentimenti, tanti e vorticosi, dentro quella stessa lavatrice...
Ha scritto una canzone su questa guerra, come lui è capace di fare, senza retorica ma diretta al centro (pubblicata in giugno) e, ogni tanto, scrive pensieri per un sito di musica italiana.
Vi presentiamo la sua riflessione perché rappresenta Goran e rappresenta Kuzminac, cioè l'uomo e il cantautore...
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Daniele Mignardi - M.P.Records
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ABITUDINE & NOIA
Alcuni anni fa sono andato a trovare un amico che lavora in ferrovia. La casetta era deliziosa, e abbiamo pranzato fuori sul patio. La tovaglia rossa a scacchi, un ottimo vinello come aperitivo ed il profumo della primavera nell'aria. Un quadretto idilliaco, sembrava di essere in una pubblicita delle merendine. Il problema era la massicciata della ferrovia che incombeva lì a tre metri di distanza.
Ogni dieci minuti passava a folle velocità un treno, che con un rumore impressionante faceva traballare la casa, e che mi faceva tutte le volte prendere un mezzo infarto. I padroni di casa erano invece imperturbabili. La situazione era quasi comica. si interrompevano nel mezzo di un discorso, nel mezzo di una parola, nel mezzo di un pensiero, interrompevano qualunque gesto stessero facendo, come sospesi in una bolla senza tempo. Appena l'orrendo rumore sferragliante svaniva riprendevano improvvisamente vita come se nulla fosse successo. Si fermavano anche le galline razzolanti, il gatto di casa e qualunque cosa vivente. Io ero l'unico a fare continui salti sulla sedia, a perdere il filo del discorso, e a essere nervoso e teso.
Oggi capisco cosa vuol dire l'abitudine. Abito a metà strada tra due aeroporti militari: Aviano e Istrana, e giorno e notte, mi passano rombando sopra la testa i caccia. Non li sento più, continuo la mia vita come se non ci fosse una guerra. Non mi accorgo nemmeno che i giornali stanno relegando sempre di piu’ nelle pagine interne le notizie dei massacri e dei bombardamenti.
Sono oramai quasi due mesi che il mondo “civile” sta bombardando con armi intelligenti un popolo balcanico "incivile e sanguinario" e tutto ciò; non fa più notizia. Abbiamo troppa informazione, troppe cose da vedere, raccontare e provare, per poterci soffermare a riflettere. La guerra continuerà ma noi saremo in animazione sospesa finchè non passerà il rumore assordante dei morti, che oramai non sentiamo più. Come sempre, è solo questione di abitudine.
G.K.
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