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L E   I N T E R V I S T E

    Acido Acida rappresenta indubbiamente un'evoluzione sonora e artistica rispetto al pur ottimo debut-album "Testa Plastica", com in più la novità che tu canti in due canzoni ("G M" e "Betty Tossica"). Puoi spiegare com'è nato il disco e le differenze stilistiche rispetto a "Testa Plastica"?
A inizio carriera, dopo tre concerti, avevamo firmato un contratto con la Vox Pop, una piccola casa discografica che ci ha permesso di realizzare Testa Plastica in pochissimo tempo: lo stile di quel disco è infatti ben definito, molto immediato.
Acido Acida si adegua alle caratteristiche musicali del primo disco, sfruttandi di più le sfumature; inoltre si sente chiaramente l'esperienza degli oltre 200 concerti che abbiamo fatto.
Acido Acida ha comunque avuto una gestazione difficile, perché è nato in due momenti: dovevamo farlo uscire ad ottobre per la Flying Records, ma questa casa ha avuto dei problemi, nei quali non mi voglio intromettere, e quindi siamo passati ad una major, la EMI. A causa di questo passaggio di etichetta, abbiamo dovuto far slittare l'uscita di Acido Acida di quattro mesi.

    I vostri testi parlano di disagio giovanile, ma lo trattano con molta ironia e con un gusto per il ludico che non trova nessun altro riscontro nel rock alternativo italiano, a volte sin troppo serioso e politicizzato - cito i CSI per tutti.
Mi sembra che ti stia particolarmente a cuore fotografare la realtà che ti circonda in tutti i suoi aspetti più importanti; tu parli, in fin dei conti, della vita giovanile di questi anni '90: disillusione e sogni infranti, droghe, amore, morte...
Non so se questo sia una cosa buona o meno, ma questi sono gli aspetti della vita che ci colpiscono di più. Io e gli altri componenti dei Prozac+, Eva ed Elisabetta, discutiamo spesso di questi temi, per cui finiscono automaticamente nei testi.
Tengo a precisare che noi non ci poniamo come filosofi di nessuna cosa: come hai detto tu, noi facciamo una semplice fotografia del mondo che ci circonda.
Prima un giornalista, intervistandomi, mi ha detto "Voi parlate di droga per vendere più dischi", al che mi sono un po' incazzato e gli ho risposto che se volessi avere un success commerciale, di sicuro non farei la musica dei Prozac+. E comunque non sopporto gli iper-alternativi che fanno le prediche (sono d'accordo, N.d.R.): figurati se io mi pongo il problema di parlare di qualcosa piuttosto che di qualcos'altro per vendere più dischi.

    Il vostro genere musicale mi sembra, nei limiti espressivi cui può portare il vostro sfrontato minimalismo, piuttosto originale: un pop-punk melodico con chitarre distorte ma cantato come una filastrocca per bambini, che può avere sì antecedenti fuori confine - Clash, Buzzcocks, Jam, Ramones, Pixies, Green Day - ma che qui in Italia suona come novità assoluta. Che ne pensi di queste possibili influenze?
I gruppi che hai citato, magari inconsciamente, rappresentano sicuramente un'influenza per i Prozac+, perché sono tutte bands che fanno parte del nostro background musicale e che continuiamo ad ascoltare. Per me è comunque difficile dire se siamo un gruppo punk o pop-punk perché pur ricordando certe sonorità la nostra "miscela" musicale è diversa da quella di qualsiasi gruppo rock specifico, come hai detto giustamente tu.
Credo che di veramente punk i Prozac+ abbiano la costruzione dei brani, veramente semplice e minimalista: ci sono solamente strofe e ritornelli, mancano completamente gli assoli. Il nostro quindi può definirsi un approcio punk nel fare le cose, e certi suoni - chitarre distorte - sono avvicinabili al punk. Non credo comunque che i Prozac+ copino qualcuno in particolare.
Spesso mi sono chiesto se si possa inventare qualcosa di veramente nuovo al giorno d'oggi, e credo che questo sia francamente impossibile. Ritengo comunque il nostro gruppo abbastanza originale; con ciò non voglio dire che siamo i più bravi, anzi...

    Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Cosa ti aspetti dalla tua carriera artistica?
Il nostro progetto è di continuare il più possibile con i Prozac+, perché crediamo molto nella nostra musica, e stiamo bene insieme come persone. Per quanto riguarda le aspettative, abbiamo capito, dopo due anni di tour, che è meglio non averle: il nostro è un ambiente che ti scaraventa in un attimo dalle stelle alle stalle. L'unica cosa che ci sorregge è la speranza: noi speriamo che questo disco vada bene, e che più gente possibile arrivi ad ascoltare la nostra musica. Non credo a quelli che dicono di fare musica solo per il gusto o il piacere di farla: io vorrei che tutti, prima o poi, riuscissero ad apprezzare Acido Acida.

Intervista di Emanuele Salvini