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Bio: Steve Earle

    S Identificato come erede di Hank Williams Sr., sia per i testi scarni, sia per il suo stile di vita sempre sopra le righe, con la pubblicazione del disco di debutto Guitar Town (1986) Steve Earle fu accolto come l'anello mancante fra il rock potente e il gusto per la musica hillbilly.
È una missione artistica mai abbandonata nel corso dei sei album incisi per la MCA (album per i quali ha ricevuto quattro nomination ai Grammy Awards) e nemmeno con quello del suo grande ritorno, Train A-Coming del 1995.
Ora, con la pubblicazione di I Feel Alright, che segna l'esordio con la Warner Bros./E Squared Records, Steve Earle dimostra di non essere solo sopravvissuto, ma, al di là di ogni aspettativa, di essere artisticamente cresciuto, fino a realizzare l'opera più forte e completa di una carriera che ha dovuto attraversare sfide personali molto difficili.
Per Steve Earle, in effetti, ci sono stati momenti in cui la vita disordinata gli ha procurato guai seri, e l'arresto per possesso di eroina ha messo in ombra la sua vena artistica straordinaria. Negli ultimi tempi, tuttavia, la sua attenzione è stata solo per la musica e il risultato è ben evidente in I Feel Alright, album contenente 12 nuove composizioni, prodotto da Richard Dodd, Ray Kennedy e Richard Bennet, già da tempo collaboratore di Steve.

In un'epoca in cui si tende a rinnegare tutto e spesso a criticare gli altri, Steve Earle si è sempre addossato la responsabilità per il suo comportamento sregolato. Adesso, però, dopo due anni senza eccessi di nessun genere, si è lasciato alle spalle il passato concentrandosi su quello che meglio gli riesce - scrivere musica e incidere dischi.
Negli ultimi tempi Steve Earle, oltre che alla pubblicazione del nuovo album, si è dedicato a vari altri progetti di notevole importanza, come la nascita di una sua etichetta, la E-Squared Records, creata con l'amico e collaboratore Jack Emerson. Grazie al rapporto con la Warner, la E-Squared pubblicherà album di artisti selezionati, scelti da Earle ed Emerson con particolare attenzione all'originalità e alla peculiarità musicale. Ad aprire la strada a queste future pubblicazioni è proprio I Feel Alright.
Fra le altre cose, Earle ha scritto anche un brano per la colonna sonora dell'ultimo apprezzatissimo film di Tim Robbins, "Dead Man Walking". Ellis Unit One - questo il titolo del brano - è considerato dal suo autore "forse il migliore mai scritto fin ora". Del resto Earle sul disco di Dead Man Walking è in buona compagnia, con Bruce Springsteen, Johnny Cash, Eddie Vedder e Mary Chapin Carpenter.
Tutto sommato è un notevole ritorno alla miglior forma di un artista che comunque è sempre riuscito a restare al passo. Come evidenziato dalla rivista inglese Mojo, in riferimento al ruolo di Earle nella scena musicale di Nashville " In una città zeppa di gente che scrive canzoni, Steve Earle è la punta di diamante". Newsweek aggiunge: "Earle ha qualcosa che alla musica country è mancato per molto tempo: un approccio davvero tosto."
Questo suo modo diretto, senza filtri di affrontare la vita e la musica è ciò che conferisce a Steve Earle un'aura di assoluta genuinità. Cresciuto a San Antonio in Texas, figlio di un controllore di volo e di una casalinga, i primi contatti con la musica comprendono la passione per leggendari cantanti e autori della Lone Star, come Townes Van Zandt e Guy Clark. Fin dal principio le sue composizioni originali sono infiammate dalla poesia della vita e dal fascino del vivere selvaggio, aspetto che consente ai personaggi delle sue storie di prendersi la rivincita su un sistema che alla fine lascia loro soltanto sogni infranti. L'essenza di una tale concezione è stata ulteriormente distillata nei quattro anni trascorsi lontano dalla musica, senza scrivere né registrare.

"A 41 anni vedi le cose molto diversamente rispetto a quando ne hai 31 - dice ridendo- specie se arrivi ai 40 nel modo in cui ci sono arrivato io. Però sono qui."
Questa semplice affermazione, alla luce della grande musica di I Feel Alright sembra un tipico understatement. "Non c'è ragione per cui questo album non sia competitivo: è suonato da un combo - due chitarre, basso e batteria - che, rispetto alla line-up di sette elementi di cui mi servivo in passato, fa sentire molto più liberi."
La libertà è qualcosa che Earle sta pienamente assaporando - la libertà di esprimere se stesso. "Sto scrivendo più di quanto abbia mai fatto in vita mia - afferma con entusiasmo - e registro continuamente. Prima era tutto molto più meccanico e costrittivo, ora invece tutto è mirato a comporre musica. E funziona bene."
Funziona bene davvero. Per Steve Earle, una vita che si traduce in musica è un modo strepitoso per raccontare la storia di un viaggio impervio e, del resto, ha ancora molto tempo per continuare su questa strada.