Musica tendente all'avanguardia per i Placebo
    È uscito il secondo album dei Placebo, a poco più di due anni di distanza dall'ononimo debutto. Di capolavoro assoluto si tratta, visto che i critici rock si trovano in disaccordo un po' su tutto, nel parlare della loro musica.
Rock troppo malato per essere chamato ancora rock, sesso droga e omosessualità considerati come un gioco perverso eppure innocente: spettrale reliquia di quella che fu chiamata anni or sono "new wave" percepita da tre artisti come volteggi di pippistrelli annegati nell'acqua buia e limpida della solitudine, dove l'interiorità dell'uomo - quasi uomo, anche il diverso - si conforta con la profondità infinita dell'anima, in un confronto millenario e imperituro. Il resto è li, sul palco, atteggiamenti da poseurs che nel mondo dello show-business fanno la sostanza: gli stupefacenti spettacoli dal vivo, il rossetto sulle labbra di Brian Molko, le interviste sempre sopra le righe... e quelle foto così perfettamente allucinanti.
Un disco del genere vale quanto "Disintegration" dei Cure o "Nevermind" dei Nirvana; per questo verrà completamente e definitivamente "compreso" tra una decina di anni (avete presente quella tendenza all'avanguardia pura così bene espressa anche dagli U2 di "Achtung Baby"?
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