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Discografia pirata

    Non spaventatevi, ma le possibilità che il disco che state ascoltando sia di provenienza "pirata" è molto alta. In Italia infatti il 33% (in Europa è del 6%) dei prodotti discografici circolanti (CD e cassette) non è originale, con una perdita annuale di circa 150 miliardi di lire, e tutto ciò ha portato alla nascita nel 1996 della Federazione Italiana Contro la Pirateria Musicale.
    Da noi si producono in proprio 22 milioni di pezzi contraffatti l'anno: non siamo ai ben 222 milioni della Russia, al vertice mondiale di questa poco simpatica graduatoria, ma è comunque un "buon piazzamento".
    Parola di malavita organizzata, che manovra il comparto tramite società di comodo, con sede nei "paradisi fiscali", le quali commercializzano i falsi come se niente fosse e sempre meno sottobanco.
    Che l'operazione sia un affare è testimoniato dal fatto che produrre un CD illegale costa tra le 600 e le 3000 lire, con una qualità a prova di orecchio esperto, compresa la copertina. Ed il "pirata" non rischia più di tre mesi di carcere e una multa di qualche milione, mentre negli States contraffarre pezzi illegalmente può costare fino a trent'anni di carcere.
    Una vera e propria martellata ad un sistema, già messo a dura prova dagli alti prezzi dei prodotti (IVA al 19% e non solo) e dalle radio private, che consentono di ascoltare canzoni e artisti gratuitamente.
    I produttori sono disperati, impegnano cifre colossali per promuovere artisti affermati e non, investendo per questi ultimi praticamente al buio, mentre i "pirati" si muovono unicamente sul sicuro, e le forze dell'ordine cercano di arginare l'arginabile.
    Aspettando quindi il perfezionamento tecnico del Digital video disc, ossia il supercompact del futuro, che tra immagini e suoni potrà contare su oltre 10 ore di ascolto musicale accompagnato da filmati e altro, rassegnamoci a rischiare di mettere un "pirata" nel nostro stereo.