Ciceronet: Il motore di ricerca "musicale"


[Ombre Mosse]
color="#9f0000">OMBRE MOSSE:
Fanzine di satira e fumetto

Fanzine di satira e fumetto


Milo   Polles

Kot & dintorni
Brevi e brevissimi scritti in forma di racconto per una prova di attenta lettura


[1]


a mezzanotte il saltimbanco
esce dal carrozzone e avanza
sul telo rosso circolare a terra
nella piazza grande asfaltata.
fissa una luce alta del condominio.
voci limate alzano il silenzio.
anch'egli alza le braccia attendendo.
fermo dritto ad occhi socchiusi
le pale aperte e alte sussurra
non per magia - per amore - vieni.
vieni vieni ossessione mia. vieni

così per lungo tempo. il saltimbanco
sente la bambina accostarsi.
lassù la luce è sparita. vieni
invita la vocina bambina.
il saltimbanco lascia la pista
le seggiole già disposte per domani
e rientra dicendo eccomi.
e domani lo trovano sopra il letto
un coltello da lancio nel cuore.
sul pavimento sta gualcita
la fotografia d'una bambina antica.


[2]


piove a dirotto. da ore piove. Kot
ha chiuso le imposte. ora
soltanto dal soggiorno può guardare
l'acqua cadere intensa su tutto
il prospiciente oltre i vetri della porta.
succhia lentamente una caramella.
succhia e guarda. guarda e succhia
da tempo. seduto osserva
l'acqua dilavare fiori e terrazza
e l'inclinazione della pioggia che muta.
le lastre della porta si rigano
con intermittenza irregolare all'esterno.
la visibilità diventa scarsa acquorea. di là
l'acqua scorre sempre intensa. di là.
Kot piange. va ad aprire i battenti
disuguali. quasi a righe liquide
saltella saltella all'interno la pioggia
si dilata in un discoide lenticolare.
lentamente Kot si china
e intinge l'indice. "acqua"
sussurra e in lacrime sorride.


[3]


tradito! un colpo furibondo
incunea il coltello nella superficie
del tavolo da cucina. finocchio
urla attirando di piatto il manico.
il moncone della lama resta
conficcato. s'impaura di sé. esce
di casa. all'AMERICAN BAR sull'alto sgabello
affida il peso del busto al bordo del bancone.
e la Giuly sorride "caffè?". e lui zitto.
la Giuly prepara il solito caffè. la Giuly
per lui è figa soprattutti di spalle
come ora. ad occhi socchiusi la traguarda
ma il residuo di lama infisso disturba.
deve rientrare. "ecco!
tazza e zucchero" stereotipo di sorriso.
esce al fresco notturno.
il caffè velluta il palato. appena
dietro gli occhi si riprende fugace
una forma morbida e vaporosa.
la cara Giuly! un pochino più mascolina.
mezzo sospiro. a mezza voce
peccato sia donna.


[4]


abbandonato dalla donna e inconsolabile
Kot naviga dentro e fuori della realtà
indifferentemente. i passanti ricambiano
il saluto. mentalmente naviga
Kot. cortesemente sorride. mentre naviga
visita una esposizione di sassi scolpiti
molati profondamente in lunghezza con arte
finchè le scanalature affiancate in ressa
sono causa e motivo. i sassi
stanno alti o posati.
un cannolo e questo un pane
lamellato da molte fette d'affettati pensa
Kot voglioso d'afetto. rincasa
veloce. afferra e incide un pane
con lama affilatissima sadicamente
insultandolo come fosse femmina.
riempie con miele le ferite dello sfilatino
lo addenta violento pensando i sassi
ma il pane addolcito cede morbidosamente
e Kot in collera dice troja.
nuovamente poi s'avvia sorridente
all'esposizione. insieme all'autore assente
sì interessanti. direi complessi
allusivi di vissuto attraverso metafora.


[5]


Rinchiuso il libro di tecniche
quasi lo getta sopra le carte sul tavolo
emettendo uno sbuffo. Irrazionalmente
qualcosa ha richiamato le colline:
colline flesse rigonfie modulate,
onde prolungate infinito dondolio,
dolci linee, scorrimento pacifico, lineare
transito di profili da inventare
oltre il paesaggio odori a mente
adagiamento sotto i cieli
chiari, peregrinati da transiti
d'aria lieve o nuvole rigonfie.
L'inserimento mnemonico - che tarlo! -
arriva persino a brevi stazionamenti visivi!
Colline collinei incanti di prime età
giochi ragazzini e grida andate.
È il recupero di una rimozione
e disturba:
oh, quei dipinti esposti! una visita
incauta durante la domenica estiva;
già lo zucchero nel caffè! e la marmellata
al mattino, gli incontri prolungati e l'aperitivo
a sorpresa, la lettura posticipata del giornale,
il riposo non abituale pomeridiano, infine
le colline dipinte: un giorno sbagliato
- doveva sapeerlo - difficilente assorbibile
nel corso preciso che (le/gli) dà coerenza
razionalmente logica da anni.
Una distrazione infantile! una falla, sì.
Ed ora, le sagome collinari dipinte!
Sfugge a mezza voce un perché?.
Diventa categorico riconquistarsi!
pensa e dice con stizza.


[6]


una foglia di tabacco - dono dei cieli -
convenientemente arrotolata si trasforma:
il sigaro! un piacere aspirabile
ma se abitudinario si connatura.
Kot fuma sempre. Al lavoro
e tutte le ore successive. Fuma
in poggiolo di notte anche d'inverno
coperto dall'eskimo mitico per contrapposizioni
operaie. Una notte in pigiama
lei decide di urlare ehi stronzo
hai finito di far odore di merda?.
Lentamente
mentre aspirava fumo Kot risponde "amore
l'appartamento ha la porta d'uscita
oppure c'è il salto dal poggiolo".
Kot non rammenta bene il seguito.
Ora rilassato fuma anche a letto
di traverso
la finestra appena schiusa.


[7]


gli è abituale stare sotto l'ampio portico del bar seduto fino a notte inoltrata il gomito posato sul tavolo di plastica. stà lì. un ricorso fluttuandogli intorno sembra nutrire il suo pensare. "non mi aspettare" e senza una parola di saluto la figlia troncò. Kot annega. il mondo è fermo ormai passano solo stagioni e poche automobili oltre la piazza grande laggiù sulla strada.
amato compianto sopportato Kot staziona al bar. questa sera chiudono il locale in anticipo per correre alla finale del torneo. anche la Rosa fugge senza manco girarsi. e Kot registra.
la notte s'è inoltrata nelle ore e la debole luce del portico spiove sul posacenere. la ronda scorge Kot fumare adagio. un carabiniere uscito dall'auto s'avvicina salutando. "non salutano più e vanno via" dice Kot. "già! annuisce comprensivo il solito carabiniere toccando con l'indice il frontino però lei deve riposare ora".
Kot appare a tutti un po' s-centrato (da allora) eppure agli è consapevole del suo comportamento esteriore ma intanto sente acutamente la vita evolvere inesorabilmente e i luoghi privi dell'amore precedente fattisi spazi svalutati leggermente inaciditi.
"già" risponde Kot e alzandosi va. si ferma sotto i lampioni - un attimo - e più lento riprende il passo mentre a due mani ravvia i folti capelli bianchi. il carabiniere ancora fuori dall'automobile ne osserva la figura sbiadire scurire sparire.


[8]


La maggior parte dell'abitato umano sta al colmo d'un ampia collina. Le distese assumono lentezza per il contenuto dislivello alla piana e quasi puntellando un arco di circonferenza gli alberi a intervalli calcolati accompagnano piacevolmente le curve molto larghe.
Lanostra terra gode benessere per una oculata produzione agricola ed impianti medio industriali principalmente a servizio dell'ampia zona circostante ma pure in espansione progressiva, da un decennio.
Abito una casa appena fuori centro; un antico muro di sassi ben solido cintura, posteriormente, il brolo, discreto per ampiezza, partendosi da un fianco e giungendo al alto opposto della dimora. Quanti sacrifici e artifici per farla mia! mia, solo per me.
La mamma - buon'anima - diceva stizzita che fin da bambina possedevo una mente criminale e concludeva "il giorno che farai qualcosa di buono morirai". Ancora adesso cerco di esorcizzare questa condanna, perché a me piace vivere e mi piace l'azzardo. Ho lavorato duramente. Non mi sono maritata volendo prima impormi su tutti completamente, poi stimai forse troppo tardi; ma frequento veri amici, maschi: alcuni.
Mi comporto liberamente e ciò suscita chiacchiere a catena e ipotesi allucinate frutto di isterie soprattutto femminili, particolarmente la domenica se siedo in compagnia, a tavolino fuori del bar; le vedo quelle puttane cattoliche avviarsi all'ultima messa per beffeggiare una volta ancora con ipocrisia un Dio che non le incenerisce; la più maligna: la moglie del direttore della banca centrale, trionfa come una vaccona.
Decisi di eliminarla e proposi, come gioco, la rapina. Con due amici serissimi cauti e raramente sorridenti ma sempre capaci di sferzare ironia si venne a conoscere tutto della banca e per un caso fortuito che l'alimentatore degli allarmi poteva essere tranciato o staccato alla sorgente. Così si decise i tempi e le azioni convenienti.
Viene il giorno. Il direttore chiusa la banca giunge al bar per il consueto aperitivo serale poi rincaserà a ruminare la vaccona. All'andata m'ha notata appoggiata all'auto vestita in lungo e la mantella, all'uscita gli scivola di bocca buona sera, di sottecchi e falso. Più tardi sono presente ad un concerto di beneficenza fuori città e ritornandovi compio un breve giro di controllo in centro. I bar già chiusi.
Qui la gente si ritira appena cenato, perché lavora sodo ed è avida di denaro; la vigilanza notturna attua una consueta verifica avanti l'alba.
Rincaso velocemente, afferro la sporta di paglia e - ho tremiti - accostati i battenti del portone sul muro di cinta riparto lentamente. Naturalmente è scuro di luna. Sulla via del ritorno prossima al centro telefono; la risposta è un colpo di tosse; infine aèèrodo in casa. L'orologio mi pare fermo. Mentro tremo do tepore ad abbondanti vivende già cotte. Un trillo di telefono: il segnale. "È pronta la cena?". Infilo gli zoccoli afferro le chiavi, sono all'aperto, ho già le mani sulle maniglie del portone, fredde per la stagione.
Mi sembra di udire un brusio metallico.
Spalanco i battenti sto a ridosso d'uno stipite; d'improvviso l'altro è illuminato, mi scosto e un'auto s'infila a fari accesi fin dentro la rimessa: motore spento bujo silenzio. C'è una detonazione altrove: malamente si trattiene una risata nervosa in comune. Gesti calcolati; due borse rigonfie spariscono. Ho freddo. Ora accuso stimoli ritorti all'apparato urinario e sto per farla in piedi; ma accostatosi al portone il primo dice un si tranquillo, il compare riaccende, attua la retromarcia e lento va a parcheggiare sull'acciottolato fronte casa mentre il primo inchinava da dietro il portone ed io, rientrata, correndo a piedi scalzi compaio sull'uscio d'entrata - metà vestito rialzato e trattenuto dalla mano sinistra - sull'uscio con voce sollecitante e tanto desiderio di fare pipì.
A tavola si mangia e si fuma più sveltamente del consueto, ma monosillabi e motti a poco a poco prudenti districano parole colloquiali che lente intessono prudenti ragionamenti lungo la notte a noi oppostuna.
L'indomani. L'urlo il pallore e il malore del direttore della banca sovrastano d'un subito i precedenti commenti attorno al botto notturno, che ha distrutto una piccola torre storica da alcuni professionisti locali ritenuta intralcio al nuovo piano edilizio di cui anche recentemente è stata sollecitata con rumore l'approvazione presso l'ufficio tecnico municipale.
Inchieste e atti di solidarietà al bancario non impediscono la sua vellutata rimozione; ora la banca centrale continua gli affari però la vaccaccia è sparita. Restano salaci i commenti.
Eppure succede che i due amici (non sposati!) stranamente accusano imorsi; così dopo arzigogolati tentennamenti, i nostri istituti di carità e pietà hanno trovato buste colme di denaro nelle rispettive cassette delle lettere; e... Tutti zitti!. Ma i due si sono pure rivelati qualcosa; ad ogni loro acquisto importante, mi sorridono, guardinghi.
Io continuo metodica, seppure non mi senta perfettamente in forma, però non mollo la mia terza parte a beneficio di altri.
Anche per scaramanzia.
La settimana a venire cade il mio compleanno. Festeggerò - non in casa mia - al bar nel giorno di riposo del bar. Una festa rumorosa tra amici che porteranno ceste di vivande mentre io offrirò tutti i liquidi che desiderano e, con trasporto, sarò carina verso la maggio parte di loro.
I pochi restanti li ripagherò separatamente a casa mia, a letto.


[9]


Quando l'alba
incenerito il bujo
progredisce a sbiancare
preparando il cielo all'aurora
(dita rosate: bene canta Omero, il cieco)
già gli uccelli modulano i trilli in gorgheggi
e l'aria leggera leggere danzando le foglie e le erbe,
molte, variamente rilucenti di umidore,

quando
ombre materializzate in sagome umane
inviano i passi lesti ai turni operativi
raggiungendo di lì a breve i mezzi di trasporto
mentre già si riscaldano le voluminose macchine
per la nettezza urbana (di lì a poco vibreranno
rumorose onde sonore su tapparelle scuri e vetri
procurando un fastidio prolungato
a sonni agguantati faticosamente
ma pure arrecando gioia trattenuta
negli anziani svegliati una volta ancora
pronti ad assumere roba medicinale ed
il primo caffè che progressivamente
invade d'aroma le stanze),

quando
splendidamente
Venezia sale da broda notturna
abbriviando sontuosa in prima luce
profili d'amata sintesi storica che via-via
si enucleano in volumi e pure in tasselli
variamente colorati e inclinati, i molti tetti
- aeree tessere per fantasticare! -
e il fondo scuro delle barche schiaffa
l'acqua ormai illividita
e le strida volanti di gabbiani
- cocai e magoghe - nuove nel nuovo giorno
urtano spazi fin dentro l'arabesco delle calli
che alcuni umani percorrono lesti
d'improvviso sostano per accendersi una sigaretta
avanti che i piccioni ancora torpidi
schittino guano infecondo e corrosivo
le passate glorie seppellendo a indigeni infingardi,

giusto allora, Kot
scendendo le scale
lascia appartamento e casamento
e pigiando inizialmente sui pedali
imprime alle ruote la corsa sull'asfalto
quasi uno scorrere piacevolmente manovrato
leggermente zigzagante nel fresco del centro
ch'egli trascorre puntando a luoghi
periferici prima poi d'ampiezza rurale
dove tratti di strada bianca gli fanno scemare
l'andatura e lo impegnano al manubrio
dove le ancora rare auto rallentano all'incontro
dove porche piante uccelli sbircianti in controluce
sono scuri e scuro è il cane alla catena,

allora
giusto allora
Kot s'invia a rientrare
su un diverso percorso dove
l'ampiezza dei campi si spezzetta in frutteti
e orti e giardini via-via maggiormente curati
e pedala osservando accorto ai lati della strada
ora sassosa ora asfaltata con sufficienza
i cortili ampi o ristretti, là dove una madre lesta
sciorina abiti succinti e micro biancheria intima
appena smessi dalla figlia trojetta già forse puttana
visto che il diploma non è seguito l'opportuno lavoro,
là dove un pensionato quotidianamente innaffia lesto
le piante fiorite orgoglioso della moglie petulante
avanti le ore 7.00, passate le ore 21.00 come dispone
l'ordinanza municipale del sindaco previdente
circa l'uso d'un bene prezioso quale l'acqua potabile,

allora Kot
variamente considerato ma altresì
procedendo accorto nel traffico
divenuto intenso affrettato assassino
scorcia con magistrale abilità
la distanza residua al casamento e
giunto vi colloca con diligente cura la bicicletta;

dopodiché, Kot,
salito all'appartamento,
si isola dalla chiarità del sole apparso e
dal trambusto della via sottostante,
facendo scendere le tapparelle,
serrando le finestre, dotate di vetro termico,
e, snorzata la luce della lampada,
si posiziona
ad accogliere l'oblio
di una dormita compensatrice.


[10]


il Capitano è davvero un capitano diplomato per il mare. ma il bisogno di vivere terminata la guerra lo relegò fin oalla pensione lungo i fiumi della regione delle sorgenti alle foci. ebbe occasioni - di saggiare i comportamenti stagionali dei corsi d'acqua dolce - di conoscere gli animi e le parlate di comunità isolate - di collaborare con singole persone, taluna stranita per isolamento, e gruppi, anche compositi. acquisì una visione amplia e competente delle condizioni del territorio. accumulò meravigliate sensazioni compattandole in amore per codesta terra, dai monti alle pianure che sgrondano al mare.
e al mare giungeva ogni tanto il Capitano attraverso una notte di corsa, e lo guardava.
lo guardava da riva ormai, il mare oceano, ma non come un sogno perduto, bensì quale incanto e simbolo di primordi verginali, e sortilegio di luci. così/pudore. arricchito di emozioni riattraversa la notte fino alla sua dimora isolata. il cane alla catena già abbaia guaisce salta pazzo d'amore. e il gatto è al cancello dello steccato. la casa resta isolata non il Capitano, il quale di frequente chiamato inforca la motocicletta dopo aver provveduto agli animali perché sa che dovrà prolungare l'assenza conoscendo le abitudini dei richiedenti. allora interrompe la lettura di vecchi manuali zeppi di nozioni circostanziate o tralascia di accatastare la legna per il fuoco o smette la ricerca di piante e frutti commestibili sui terreni circostanti e prossimi. ora, pensionato, risulta facilmente reperibile, e per la sua simpatia sempre profusa e la competenza sempre più comprovata la gente dei casolari sparsi o aggregati in numero ristretto lo viene a richiedere e lo interroga.
il Capitano - attento tuttavia mai prodigo - cerca con loro a loro beneficio l'indicazione per una soluzione esatta magari conveniente, e se necessario dirige pure di persona un ricupero. le famiglie ringraziano a tempo debito con prodotti di natura; e osservandolo le donne giovani segretamente lo considerano uomo interessante e valido, purtroppo vecchio.
il Capitano nota con animo leggero e, quasi, sorride perché l'amore è un turbine dal cuore alla mente e in quegli istanti la vita si sorride e capriola. a lui pure avvenne.
continui dislocamenti per interventi prima, in seguito contenute assenze dovute a verifiche, non gli impedivano di sopportare migliorie alla casa acquistata prevedendo moglie e figliola. d'improvviso s'innamorò.

"o Capitano
mio Capitano
quanto amore per te!"
la gonna in due giravolte è fatta campana
la gonna si chiude sulla danza delle gambe
ed ella ride, ch'è un gorgheggio!
mossa la chioma colore del vino
l'abbaglio di luce negli occhi a fessura
e l'incanto delle labbra sorridenti
acerbamente sfumate.

ma un amore non consumato stria la vita e perpetua la memoria di sé.
il Capitano contrastato dal vecchio di famiglia che voleva onorare la promessa del matrimonio d'interesse, pattuito lei infante, il Capitano le inviò una lettera affrancata con speranza. lei ne fu tenuta all'oscuro.
ma qualcosa trapela sempre inaspettato. la distanza è notevole. era inverno. la trovarono ranicchiata sotto il ponte a metà percorso, circa. morte per assideramento. ci fu vergogna dolore vergognoso dolore. dissero l'età dissero romanticismo. la seppellirono zitti. anni dopo il vecchio asmatico cirrotico gottoso e diabetico facendosi violenza pensò di chiamare il Capitano con una maliziosa astuzia.
il Capitano ascolta tutto e senza muoversi dice solo portatelo all'ospedale oppure chiamate il prete. il vecchio fissa con rabbia il servo di ritorno ordina di dissetarlo e che vada, infine dice merda si fa il segno della croce e congestionato sibila qua comando mi! spedale no, preti mai. poi si seppe del vecchio.
allora il Capitano a colpi di scure colpì una vecchia quescia ricavando legna sufficiente per un arrosto di maiale squartato cotto all'aperto. a tranci lo gettò al cane al gatto e i resti li lanciò oltre lo steccato. poi, deterso l'unto dalle mani, in moto scese al mare.


[11]


... in questi giorni di assenza
ti scriverò a mente. La vita
è uno scivolo: sono alla fine?
Eppure tu
ancora esprimi e mi aiuti
negli intoppi quotidiani. Tu
più che astante o interiorizzata
sei parte di me. Se agisco
ti sento colma di fascino unica
e prepotente a condurmi verso
soluzioni forse felici: ne ho il diritto,
ma nonla voglia: ci ho
l'aporia, io, connaturata;
e voglioi vivermi così.
Qui, riquadrato dai muri,
quando ti penso mi suscito domande e parto
a fissare la crepa alta sulla parete.
Mi alleno a decidere, ma
ci ho il dubbio diffuso e pure stanchezza
alla nuca. Invece tu
sempre lì a spingere, fino a urtare,
e gli altri sempre dalla tua parte sempre
pettegoli: appena possibile provvederò.
Perché continuare torturati da una convivenza
fallita? Non puoi continuare
- e giù, un colpo - battendo il palmo a rinforzo
di argomentazioni rotorte. E l'anello
sul dito: toc! Toc. Allora - ricordi? -
un solo colpo col coltello da cucina, i tuoi occhi increduli,
e, prima della voce, tutto finito.
Ho perso di vista l'incrinatura parietale.
Senti che bello! pa-rie-ta-lt:
la r, la t e la dolcezza di quell'ale
finale. Musica.

            Adesso
sto meno libero perché ogni cosa ha il suo prezzo.
Vorrei almeno vedere in faccia lo spione. Certo la polizia - cazzo! - è veloce: le dita e l'anello in pattumiera (una distrazione, lo ammetto) ma il corpo... solo ieri - e io, silenzio - ... così i vermi - gnamsgnam - dentro il cervello e trrr! trr trr! - trivelle sulla lingua!
Dubito d'aver azzeccato una soluzione, pure se... - Le rettifiche? Dopo. - dicevi.
Beh, in fondo, mi dai soddisfazione.
Ora sei una merdaccia; io per te ci ho pensieri di voluttà.
Mentalmente tuo.             Kot


Milo Polles
vive a Spinea (Ve) ha l'età dei suoi umori e l'ignoranza di chi cerca.

Parole già stampate
Parlar d'amore
Cantata per Armida
Fermata prenotata
I canti di Caino
Senes
Pro(v)-visorio
Pretesto d'amore
Elongazioni