Per un interpretazione del fumetto
Attraverso la cronistoria del fumetto si può leggere una parte di storia della società moderna e contemporanea; senza dubbio dei comportamenti sociali (filosofie comprese) in tempi e luoghi diversi, e pure, al contempo, le connotazioni e le specializzazioni del fumetto stesso.
La caratteristica essenziale è l'espressionismo essenzialmente grafico, seppure non totalizzato soltanto nel segno. Si comincia dal segno caricaturale, all'uso del suono trascritto, o a quello complementare del colore, fino al colore totale che si propone come figurazione.
Il fumetto è passato da mezzo illustrativo a veicolo dimostrativo:
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che sceglie di che nutrirsi,
cosa usare per rappresentarsi
e dove e quando inserirsi.
È passato da storia-striscia al fare storia.
Come espressione ormai esiste, può esistere prima della storia e cercare un racconto su cui poggiare. Ormai suscita adesione, simpatia, prima ancora di sapere ciò che trasmetterà. E tutto succede perché è rimasto ancora linguaggio e non lingua codificata. La sua forma regge nel non avere necessariamente codici e regole.
Il fumetto è un linguaggio cumulativo del vivere, perciò dinamico, mutabile, segue e impalma le nuove esigenze e si estrinseca ora per forma, ora per contenuti, i quali irritano e scandalizzano da una parte, dall'altra recano ironia, umorismo, carica polemica, gioco intelligente, contaminazione. Il fumetto per sua fortuna è un elemento trasversale al contesto e allo spazio, perciò ha il diritto-dovere di rinnovarsi sempre.
Non importa che il fumetto sia bello o brutto, questi sono solo dei connotati formali, l'importante è che sia capace di vita, cioè che risulti in parte provocatorio, in parte propositivo, vuoi per forma, vuoi per colore, per gioco, satira, sgarro, vuoi per contenuti e svuotamenti non programmati.
Troppo spesso si vede il fumetto aderire o basare un filone assunto a priori e dopo breve tempo cercare nuove storie per poter continuare; allora la sua esistenza si è trasformata in sopravvivenza, grazie alla memoria del lettore/visore.
Per il fumetto non ci sono vie di mezzo, e se esistono vuol dire che il fumetto mostra qualche intenzione, ma non ha centrato il bersaglio.
Quando il fumetto è così bello, così puntuale da risultare assoluto, emblematico, allora è interprete, allora è opera d'arte, allora ha fissato la storia, facendo propria una storia, allora è morto perché è risultato perfetto. E se continua, appartiene alla cronaca degli albori, alla cronaca del superfluo.
Milo Polles
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